venerdì 27 gennaio 2012

IL TIMEO -Platone-

1- A che scopo Platone utilizza il mito per pensare l'ordine della natura?

2- In che cosa consiste l'opera ordinatrice del demiurgo platonico?

3- Secondo quale modello Platone concepisce l'ordine della natura?

4- Come viene spiegato il divenire nel mito del timeo?

IL FILEBO -Platone-

1- Quali sono le tre arti che Platone paragona nel 'Filebo'?

2- Che cosa deve saper fare un musico per essere considerato tale?

3- E il grammatico?

4- Quali sono gli elementi in comune e le differenze tra l'arte del musico, quella del grammatico e quella del dialettico?

martedì 25 ottobre 2011

GORGIA

C’è tra la potenza della parola e la disposizione dell’anima lo stesso rapporto che tra l’ufficio dei farmaci e la natura del corpo. Come infatti certi farmaci eliminano dal corpo certi umori, e altri, altri; e alcuni troncano la malattia, altri la vita; cosí anche dei discorsi, alcuni producon dolore, altri diletto, altri paura, altri ispiran coraggio agli uditori, altri infine, con qualche persuasione perversa, avvelenano l’anima e la stregano

domenica 16 ottobre 2011

Il poema di Parmenide

Sulla natura, poema filosofico di Parmenide Del poema di Parmenide Sulla natura possediamo circa 150 versi, che costituiscono uno dei testi piú importanti della storia della filosofia, e anche uno dei piú difficili da interpretare. I versi che ci sono pervenuti sono il frutto di una molteplicità di frammenti, uniti da un paziente e delicato lavoro di ricomposizione. Essi ci offrono un'idea abbastanza precisa della parte iniziale e centrale dell'opera. Si tratta di un "viaggio" verso la sapienza compiuto dal filosofo, il prescelto dagli dèi. Secondo l'interpretazione tradizionale, che sembra coincidere con l'interpretazione data dagli stessi discepoli di Parmenide, nel poema sono indicate due vie, fra loro opposte: quella della Verità e quella dell'opinione. Secondo le ultime interpretazioni invece si tratterebbe di tre vie, come riferisce G. Reale: "La prima via è quella della Verità, la seconda è quella dell'opinione errata dei mortali, la terza sarebbe [...] la via che cerca di riguadagnare i fenomeni nell'ottica dell'Essere", cioè che cerca di restituire al divenire una forma di realtà (Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pag. 11). Frr. 28 B 1-19 DK (fonti diverse) (fi pagg. 28-32)

Proemio del Poema
Fr. 1 (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 111 e segg.) 1 Le cavalle che mi portano fin dove il mio desiderio vuol giungere, 2 mi accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che dice molte cose, 3 che appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l'uomo che sa. 4 Là fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e fanciulle indicavano la via. 5 L'asse dei mozzi mandava un sibilo acuto, 6 infiammandosi – in quanto era premuto da due rotanti 7 cerchi da una parte e dall'altra –, quando affrettavano il corso nell'accompagnarmi, 8 le fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte, 9 verso la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo. 10 Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno, 11 con ai due estremi un architrave e una soglia di pietra; 12 e la porta, eretta nell'etere, è rinchiusa da grandi battenti. 13 Di questi, Giustizia, che molto punisce, tiene le chiavi che aprono e chiudono. 14 Le fanciulle, allora, rivolgendole soavi parole, 15 con accortezza la persuasero, affinché, per loro, la sbarra del chiavistello 16 senza indugiare togliesse dalla porta. E questa, subito aprendosi, 17 produsse una vasta apertura dei battenti, facendo ruotare 18 nei cardini, in senso inverso, i bronzei assi 19 fissati con chiodi e con borchie. Di là, subito, attraverso la porta, 20 diritto per la strada maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle. 21 E la Dea di buon animo mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra 22 prese, e incominciò a parlare cosí e mi disse: 23 "O giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici, 24 con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora, 25 rallegrati, poiché non un'infausta sorte ti ha condotto a percorrere 26 questo cammino – infatti esso è fuori dalla via battuta dagli uomini –, 27 ma legge divina e giustizia. Bisogna che tu tutto apprenda: 28 e il solido cuore della Verità ben rotonda 29 e le opinioni dei mortali, nelle quali non c'è una vera certezza. 30 Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono 31 bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso".






Prima parte. L'Essere e la Verità, la Doxa e l'errore


Fr. 2 (Proclo, Commento al Timeo, I, 345, 18-27) 1 Orbene, io ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola – 2 quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare: 3 l'una che "è" e che non è possibile che non sia 4 – è il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità – 5 l'altra che "non è" e che è necessario che non sia. 6 E io ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende. 7 Infatti, non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile, 8 né potresti esprimerlo.

Fr. 3 (Clemente Alessandrino, Stromata, II, 440, 12) <...> Infatti lo stesso è pensare ed essere.





Fr. 4 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 15) 1 Considera come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti; 2 infatti non potrai recidere l'essere dal suo essere congiunto con l'essere, 3 né come disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo, 4 né come raccolto insieme. Fr. 5 (Proclo, Commento al Parmenide, 708, 16-17) 1 Indifferente è per me 2 il punto da cui devo prendere le mosse; là, infatti, nuovamente dovrò fare ritorno.

Fr. 6 (Simplicio, Commento alla Fisica, 117, 4-13; 86, 27-28) 1 È necessario il dire e il pensare che l'essere sia: infatti l'essere è, 2 il nulla non è: queste cose ti esorto a considerare. 3 E dunque da questa prima via di ricerca ti tengo lontano, 4 ma, poi, anche da quella su cui i mortali che nulla sanno 5 vanno errando, uomini a due teste: infatti, è l'incertezza 6 che nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati, 7 sordi e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio, 8 dai quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa 9 e non la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c'è un cammino che è reversibile.



Fr. 7 (Platone, Sofista, 237 a, 258 d; Sesto Empirico, Contro i matematici, VII 111 e 114) 1 Infatti, questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono! 2 Ma tu da questa via di ricerca allontana il pensiero, 3 né l'abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via ti forzi 4 a muovere l'occhio che non vede, l'orecchio che rimbomba 5 e la lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa 6 che da me ti è stata fornita.








Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 1 Resta solo un discorso della via: 2 che "è". Su questa via ci sono segni indicatori 3 assai numerosi: l'essere è ingenerato e imperituro, 4 infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine. 5 Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, 6 uno, continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso? 7 Come e da dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo 8 né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare 9 che non è. Quale necessità lo avrebbe mai costretto 10 a nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla? 11 Perciò è necessario che sia per intero, o che non sia per nulla. 12 E neppure dall'essere concederà la forza di una certezza 13 che nasca qualcosa che sia accanto ad esso. Per questa ragione né il nascere 14 né il perire concesse a lui la Giustizia, sciogliendolo dalle catene, 15 ma saldamente lo tiene. La decisione intorno a tali cose sta in questo: 16 "è" o "non è". Si è quindi deciso, come è necessario, 17 che una via si deve lasciare, in quanto è impensabile e inesprimibile, perché non del vero 18 è la via, e invece che l'altra è, ed è vera. 19 E come l'essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato? 20 Infatti, se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro. 21 Cosí la nascita si spegne e la morte rimane ignorata. 22 E neppure è divisibile, perché tutto intero è uguale; 23 né c'è da qualche parte un di piú che possa impedirgli di essere unito, 24 né c'è un di meno, ma tutto intero è pieno di essere. 25 Perciò è tutto intero continuo: l'essere, infatti, si stringe con l'essere. 26 Ma immobile, nei limiti di grandi legami 27 è senza un principio e senza una fine, poiché nascita e morte 28 sono state cacciate lontane e le respinse una vera certezza. 29 E rimanendo identico e nell'identico, in sé medesimo giace, 30 e in questo modo rimane là saldo. Infatti, Necessità inflessibile 31 lo tiene nei legami del limite, che lo rinserra tutt'intorno, 32 poiché è stabilito che l'essere non sia senza compimento: 33 infatti non manca di nulla; se, invece, lo fosse, mancherebbe di tutto. 34 Lo stesso è il pensare e ciò a causa del quale è il pensiero, 35 perché senza l'essere nel quale è espresso, 36 non troverai il pensare. Infatti, nient'altro o è o sarà 37 all'infuori dell'essere, poiché la Sorte lo ha vincolato 38 ad essere un intero e immobile. Per esso saranno nomi tutte 39 quelle cose che hanno stabilito i mortali, convinti che fossero vere: 40 nascere e perire, essere e non-essere, 41 cambiare luogo e mutare luminoso colore. 42 Inoltre, poiché c'è un limite estremo, esso è compiuto 43 da ogni parte, simile a massa di ben rotonda sfera, 44 a partire dal centro uguale in ogni parte: infatti, né in qualche modo piú grande 45 né in qualche modo piú piccolo è necessario che sia, da una parte o da un'altra. 46 Né, infatti, c'è un non-essere che gli possa impedire di giungere 47 all'uguale, né è possibile che l'essere sia dell'essere 48 piú da una parte e meno dall'altra, perché è un tutto inviolabile. 49 Infatti, uguale da ogni parte, in modo uguale sta nei suoi confini.

Seconda parte. La natura alla luce della doxa e della verità

Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 50 Qui pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero 51 intorno alla Verità; da questo punto le opinioni mortali 52 devi apprendere, ascoltando l'ordine seducente delle mie parole. 53 Infatti, essi stabilirono di dar nome a due forme 54 l'unità delle quali per loro non è necessaria: in questo essi si sono ingannati. 55 Le giudicarono opposte nelle loro strutture, e stabilirono i segni che le distinguono, 56 separatamente gli uni dagli altri: da un lato, posero l'etereo fuoco della fiamma, 57 che è benigno, molto leggero, a sé medesimo da ogni parte identico, 58 e rispetto all'altro, invece, non identico; dall'altro lato, posero anche l'altro per se stesso, 59 come opposto, notte oscura, di struttura densa e pesante. 60 Questo ordinamento del mondo, veritiero in tutto, compiutamente ti espongo, 61 cosí che nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti. Fr. 9 (Simplicio, Commento alla Fisica, 180, 9-12) 1 E poiché tutte le cose sono state denominate luce e notte, 2 e le cose che corrispondono alla loro forza sono attribuite a queste cose o a quelle, 3 tutto è pieno ugualmente di luce e di notte oscura, 4 uguali ambedue, perché con nessuna delle due c'è il nulla.


Fr. 12 (Simplicio, Commento alla Fisica, 39, 14-16 e 31, 13-17) 1 Le corone piú strette furono riempite di fuoco non mescolato, 2 quelle che seguono ad esse furono riempite di notte, ma in esse si immette una parte di fuoco; 3 nel mezzo di queste sta una Divinità che tutto governa: 4 dovunque, infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzione, 5 spingendo la femmina ad unirsi col maschio, e, all'inverso, di nuovo, 6 il maschio con la femmina.

Fr. 19 (Simplicio, Commento al De Caelo, 558, 9-11) 1 In questo modo secondo l'apparire queste cose sono nate e ora sono 2 e in seguito cresceranno e poi finiranno; 3 ad esse gli uomini hanno posto un nome, per ciascuna come un segno distintivo.
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pagg. 85-119)

mercoledì 12 ottobre 2011





E R A C L I T O




1.0 
Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che TUTTO E' UNO.


1.1
 Dio è giorno-notte, 
inverno-estate, guerra-pace, sazietà-fame...

1. 2
Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.

1.3
L'opposto concorde e dai discordi bellissima armonia.


1.4
Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le cose
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2.0 
Di questo Logos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato (...)  agli uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.


2.1
Bisogna dunque seguire ciò è comune. Ma pur essendo questo Logos comune, la maggior parte degli uomini vive come se avesse un propria e particolare saggezza.


2.1.1
È necessario che coloro che parlano adoperndo la mente si basino su ciò che è comune a tutti, come la città sulla legge, ed in modo ancora più saldo. 


2.2 
Da questo lógos, con il quale soprattutto sono continuamente in rapporto e che governa tutte le cose, essi discordano e le cose in cui ogni giorno si imbattono le considerano estranee


2.3
Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell'arco e della lira.


2.4
 La natura delle cose ama nascondersi


2.5
L'armonia nascosta vale di più di quella che appare

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3.0 
Quest'ordine, che è identico per tutte le cose, non lo fece nessuno degli Dei né gli uomini, ma era sempre ed è e sarà fuoco eternamente vivo, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne.





3.1 
Nello stesso fiume non è 
possibile scendere due volte


3.2
Le cose fredde si riscaldano, il caldo si raffredda, l'umido si dissecca, il riarso si inumidisce